EXCALIBUR !!

Escursione in mtb tra miti e leggende alla ricerca della spada nella roccia sul monte Cella

8 ottobre 2022 (Claudio >)

Il punto di partenza della nostra “avventura” è San Pellegrino in Alpe, un’antica borgata posta a 1525 metri sul livello del mare. La leggenda narra che il giovane Pellegrino, figlio del Re di Scozia, rinunciò alla corona, abbandono la patria e iniziò un lungo pellegrinaggio attraverso l’Europa raggiungendo la selva dell’Alpe. Quì insieme a Bianco, un eremita, offriva ospitalità ai viandanti che percorrevano le antiche vie Bibulca e Vandelli. Il confine fra la regione Emilia e la Toscana taglia longitudinalmente il paese e nel santuario i Santi, Pellegrino e Bianco, posti nell’urna dietro l’altare riposano con il capo e il busto in Emilia e con il resto del corpo in Toscana. Anche la vecchia osteria del Duca d’Este (ora albergo L’ Appennino da Pacetto) risalente al 1221 e da sempre gestito dalla famiglia Lunardi è diviso in due : una parte sotto il comune di Frassinoro (MO) e una sotto quello del comune di Castiglione Garfagnana (Lucca). Così anche noi oggi abbiamo ordinato il caffè in Toscana e poi lo abbiamo bevuto, ancora caldo, in Emilia ! Siamo in quattro : Claudio e Stefano su e-bike, Davide e Paolo con la bici muscolare. Un piccolo gruppo dove ci accomuna il fatto di essere tutti un pò acciaccati ma comunque determinati a raggiungere l’obbiettivo ! La partenza è subito fuori strada, un sentiero marcato cai, saliscendi e qualche ripido strappo, ci porta a superare il Passo delle Radici poi aggirando l’Alpicella delle Radici cominciamo a salire verso il Passo Giovarello….. (Davide >) All’improvviso scorgiamo il Rifugio Maccherie, ancora incorniciato dalle fronde degli alberi che costeggiano la forestale, che si staglia netto sullo sfondo irreale giallo-rosso autunnale delle caduche foglie dei faggi delle pendici del monte Giovarello ed è circondato da una verde radura d’incanto. Dev’esser fantastico soggiornare una o due notti qui, ma nessuno di noi lo ha mai visto aperto. Con gran sorpresa vediamo invece dei ragazzi che entrano ed escono come formiche, sistemano oggetti e vivande e sono straripanti di felicità. Ne hanno da vendere, di felicità, tanto che entriamo subito in sintonia con loro e ci parlano del loro gruppo, il Team Ciukkè di Carpi. Ci mostrano con orgoglio le maglie che indossano e, con un pizzico di autoironica vanità, picchiettano la testa con l’indice della mano destra, strizzano l’occhio e sorridono. Ci dicono come hanno scoperto il rifugio, di come fare per avere le chiavi e ci fanno cortesemente entrare per visitarlo. Sono appena arrivati, si stanno pregustando un weekend da favola, sono carichi come delle molle! Poi usciamo, per ultimo Paolino che chiude la porta (clack) e salutiamo colmi di gratitudine per tanta gentilezza, non consueta in questi tempi. Partiamo tutti, tranne Stefano che, come il solito tarda un pò. Questa volta però questo piccolo ritardo gli è costato abbastanza caro, forse la vita stessa, ci spiegherà trafelato poi. Difatti quando arriva è abbastanza agitato ed un pò malconcio…e ci spiega che la porta delle Maccherie non ha una maniglia estrerna, e quando paolino ha chiuso la porta (clack!) con le chiavi dentro di fatto ha chiuso fuori tutti gli otto ragazzi ospiti del rifugio, i quali si sono visti sfumare, con un semplice clack, l’intero weekend! Non so cosa abbiano detto o fatto a Stefano in quei dieci minuti che è rimasto in loro balìa e, forse, non lo sapremo mai. Una cosa è certa: al ritorno non ripasseremo dalle Maccherie !! (Claudio >) Dal rifugio Maccherie continiuamo a pedalare seguendo la forestale , superiamo il Passo Giovarello (q.1660), il Passo delle Forbici (q.1575) e raggiungiamo il Rifugio Cella (q.1650), piccola costruzione in pietra uguale al precedente rifugio; affacciatomi sull’atrio vedo che all’interno ci sono persone e, sul tavolo, diverse bottiglie. Quello che manca però è la porta e allora …allora possiamo proseguire! Siamo un pò in ritardo sulla tabella di marcia, abbiamo “perso tempo” e scattato tante foto ammaliati dai panorami e dai colori autunnali ma sappiamo anche che.. il meglio deve ancora venire ! Ora ci aspetta la parte più difficile della giornata ; un ripido sentiero sale a Bocca di Massa (q.1818) in un chilometrino guadagnamo più di 160 metri di dislivello. Anche con la bici elettrica non è stata una passeggiata, a tratti mi sembrava di cavalcare un toro meccanico. A Bocca di Massa siamo sul crinale appenninico e sul sentiero 00, con una piccola deviazione da questo sentiero con un ultimo strappo eccoci sul Monte Cella (q1942) davanti a noi, piantata nella roccia, una lucida spada! La leggenda della spada nella roccia, tramandata attraverso i secoli e raccontata in libri e pellicole, si lega a due personaggi altrettanto leggendari : Re Artù e Mago Merlino. La storia narra di Artù che, allevato da Merlino, divenne Re d’Inghilterra dopo essere riuscito a estrarre dalla roccia Excalibur. Sicuramente questa non è la spada magica, siamo sul crinale dell’appennino Tosco-Emiliano; ben lontani da Camelot ! In Italia si trovano almeno altre 5 spade nascoste tra le Alpi e gli Appennini, tutte legate al mito di Re Artù o forse no.. Ma la magia di sentirsi per un istante il giovane Semola (futuro Rè Artù) è assicurata di fronte a questa misteriosa spada ! Consumata una “panoramica” merenda e dopo aver scattato un’infinità di foto riprendiamo la nostra escursione e seguendo il sentiero 00 ritorniamo al Passo delle forbici e poi al passo Giovarello. (Davide >) Al Passo Giovarello (q.1660)la compagnia si divide : Stefano e Davide decidono di salire in vetta al monte, Claudio e Paolino, dovendo rientrare presto, rimandano la salita ad un’altra occasione. Purtroppo la salita è a spinta, ma si intuisce subito che vale assolutamente la pena faticare un po’ per quei cento metri di dislivello : il crinale per la cima è bellissimo,panoramicissimo. Arrivati in vetta (q.1760), poi, la visuale è a 360 gradi sulla Val Dolo, sul crinale Modenese, sulle Alpi Apuane….su tutto l’Appennino!!! Davvero una bella montagna, il Giovarello. La discesa, poi, è spettacolare anche se un po’ esposta e non banalissima. Una vera sorpresa questo angolo di Appennino. Appena scesi dal Giovarello, proseguiamo sul crinale: io per il sentiero 00, Stefano per una variante più ciclabile. Ad un certo punto scorgo in lontananza Ste che “socializza” con delle persone a piedi… bella cosa dico io, è sempre bello incontrare persone in montagna, spesso ci si arricchisce con storie particolari ed originali. Questa volta, però, al mio saluto queste persone rispondono con tono severo: “siamo quelli della casetta!”, ovvero il Team Ciukkè, quelli del Rifugio che Paolino ha chiuso fuori! “siamo ancora fuori !” aggiunge la ragazza bionda. Rimango folgorato. Dall’imbarazzo comincio a tamburellare le dita della mano sinistra sul manubrio, quelli della mano destra sul fianco, e pure quelle dei piedi sul pedale e per terra. Sorrido sudando a freddo. Sorrido come sa di averla fatta grossa. Poco importa se la porta la ha chiusa Paolino e non noi, per loro non fa alcuna differenza… Poi all’improvviso sorridono anche loro, hanno appena recuperato le chiavi dal gestore, tornano alla gentilezza con la quale ci hanno accolto quando siamo entrati nel rifugio (cioè quando la porta era ancora aperta). Tutto dimenticato o quasi (credo che ci ricorderanno a lungo…) Strano Team, il Team Ciukkè. Belle persone. (Claudio >) Seppur con un po’ di dispiacere, abbiamo evitato la salita al monte Giovarello e il tratto di crinale che riporta al Passo delle Radici scegliendo un itinerario completamente ciclabile ma non per questo meno affascinante. Poco prima di San Pellegrino con un’ultimo sforzo abbiamo percorso una forestale fino al Giro del Diavolo: In questa luogo i devoti si recavano e si recano tuttora in penitenza trasportando un sasso sulle spalle e depositandolo lì. La grandezza del masso è stabilita in funzione della gravità del peccato. A giudicare dai cumuli di pietre la pratica doveva essere molto esercitata ! Ho depositato anche io il mio piccolo sassolino per redimere i miei peccati poi, più leggero, con un bel sentiero siamo scesi a San Pellegrino in Alpe dove si conclude la nostra piccola avventura. Una giornata da “incorniciare” !! Dal mio Garmin risultano percorsi poco più di 30 km e superato 1200 metri di dislivello.

^ San Pellegrino in Alpe : partenza
Rifugio Le Maccherie
Passo Giovarello
Rifugio Cella
La spada nella roccia sul Monte Cella
Lungo il sentiero cai 00
Discesa dal Monte Giovarello
Il giro del Diavolo
San Pellegrino in Alpe

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